mercoledì 5 febbraio 2014


Che cosa significa "Geoetica"
Dentro le parole, il senso dell'attività del geologo

(Silvia Peppoloni)

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Geoitalia n. 34, aprile 2011


La Geoetica è una disciplina relativamente recente. Nasce nel 1991 avendo come obiettivo principale quello di porre l'attenzione sulla valorizzazione e la salvaguardia della Geosfera. Si occupa di alcune tra le più rilevanti emergenze ambientali: inquinamento e problematiche dei rifiuti, effetto serra e variazioni climatiche. Si preoccupa di incoraggiare un’analisi critica sull'uso delle risorse naturali, di promuovere la corretta informazione sulle pericolosità e sui rischi del territorio, di favorire lo sviluppo di tecnologie ecocompatibili. Inoltre, tra i suoi intenti ha quello di promuovere il ruolo sociale delle Geoscienze e di rivalutare il patrimonio geologico come valore scientifico, culturale ed educativo. Pertanto, è una disciplina volta soprattutto ad orientare la società nella scelta di comportamenti appropriati rispetto a problemi concreti della vita dell’uomo, cercando di trovare soluzioni compatibili con la preservazione della natura e del territorio. 
L'analisi delle tematiche trattate dalla Geoetica porta ad alcune riflessioni. Innanzitutto, per stabilire un criterio di scelta di comportamenti appropriati prima sarebbe necessario individuare i valori su cui basare quei comportamenti. Inoltre, sarebbe opportuno interrogarsi sul tema della responsabilità di chi opera nel settore delle Geoscienze, mettendo al centro delle questioni etiche il soggetto, ovvero il geologo, quale esperto del territorio e di tutte le sue pericolosità, sia che operi nel settore della ricerca che in quello pubblico e istituzionale, sia che svolga attività professionale o che sia impegnato nella didattica e nella divulgazione scientifica. 
In ogni settore lavorativo risulta evidente l’importanza del ruolo ricoperto dal geologo nella società e quindi la necessità di definire più chiaramente la sua identità scientifica e il valore delle sue specificità, di riqualificare la sua professionalità, affinché da parte sua vi sia una più consapevole assunzione di responsabilità nell'esercizio delle attività che gli vengono richieste. 
Tuttavia, spesso l'attività del geologo manca di autorevolezza e di conseguenza il suo contributo viene sottovalutato. Ciò può attribuirsi ad una miope politica di gestione dell'ambiente, in parte legata ad una certa arretratezza culturale che ancora vede l'Italia in ritardo rispetto ad altri paesi in materia di tutela del territorio, ma anche ad una sorta di senso di inferiorità che il geologo in genere prova quando si confronta con altri specialisti (ingegneri, fisici, matematici). 
Il mancato riconoscimento di autorevolezza porta spesso il geologo ad atteggiamenti di timore o di riluttanza a dichiarare il proprio parere anche su questioni squisitamente geologiche, al bisogno di tutelarsi inserendo nelle sue relazioni tecniche espedienti formali e prescrizioni eccessive, alla tendenza a non prendere posizioni ferme, che potrebbero portare discredito alla propria attività, compromettere l'accesso a finanziamenti, innescare critiche e polemiche da parte di altri ricercatori. Tutto questo alimenta una progressiva perdita di soddisfazione nello svolgere il proprio lavoro, un sentimento di sfiducia nel valore del proprio impegno ed una diffusa demotivazione. 
Da dove ripartire per eliminare questo disagio e ridefinire ruoli e responsabilità? 
Si può provare a ripartire dalla base, dalle parole, dall'analisi etimologica della parola "geoetica". Le parole infatti, come le rocce, "hanno memoria", registrano la storia che hanno vissuto: se in un basalto resta impressa l'orientazione dei dipoli secondo la direzione del campo magnetico esistente al momento della sua formazione, ugualmente nella struttura di una parola sono riconoscibili le tracce delle trasformazioni fonetiche subite nel tempo (aggiunte o elisioni, contrazioni e assimilazioni), che evidenziano momenti in cui il significato e l'uso della parola erano diversi e restituiscono il senso del cambiamento storico, antropologico e culturale.
Da dove deriva la parola "geoetica", quali sono le sue origini, le sue connotazioni, l'evoluzione dei suoi usi, quale significato profondo è possibile recuperare? 
"Geoetica" deriva dall'unione di "geologia" ed "etica". "Geo-logia" significa "ragionamento/discorso razionale sulla Terra", o più semplicemente "studio della Terra". Tuttavia, il suffisso "geo" porta con sé qualcosa di più profondo: "gaia" certamente in greco significa "Terra", ma la sua base sumerica antichissima "ga" rimanda più specificatamente al significato di "dimora, luogo dove si dimora". La Terra è il luogo dove noi dimoriamo, dove i nostri antenati hanno dimorato e dove i nostri figli dimoreranno.
Su un comune dizionario di filosofia si legge: "Etica - termine introdotto da Aristotele per indicare l’indagine e la riflessione sul comportamento operativo dell’uomo. Successivamente la parola verrà usata per indicare quella parte della filosofia che tratta del problema dell’agire umano".
"Etica" deriva dal greco "ethos" e significa "consuetudine, costume, abitudine", a sua volta derivante da "eiotha", verbo che significa "io ho consuetudine, ho familiarità". Nelle parole "familiarità" e "costume" è insito il senso di appartenenza ad una comunità, sia essa una famiglia o un'organizzazione sociale più ampia.
Ma cos'è che determina la familiarità e quindi una consuetudine di comportamento? Di questo passaggio importante è rimasta traccia nella radice
semitica originaria "edum", che significa "esperienza, essere esperto di".
Dunque, si fa esperienza di un evento, di una circostanza, se ne acquisisce la conoscenza, si entra in familiarità con esso, se ne diviene esperto al punto da essere capace da quel momento in poi di scegliere ed assumere un comportamento, un costume, un'abitudine adeguati a quella circostanza, a quell'evento.
Ma la ricchezza semantica della parola "etica" si apprezza risalendo dal greco alla lingua accadica, che Giovanni Semerano, studioso di lingue mesopotamiche, pone all'origine delle lingue europee: a partire dalla base accadica "esdu", ad "etica" viene dato significato di "fondamento, disciplina sociale", e per estensione anche il significato di "assicurazione di continuità". Di nuovo la dimensione relativa al sociale, il riferimento della parola "etica" alla comunità. A partire invece dalla base accadica "betu", si attribuisce ad "etica" il valore di "sede, dimora, rifugio". In Omero questa radice è addirittura usata in luogo di "stalla, riparo per il bestiame". Dunque, il richiamo ad uno spazio più intimistico, più profondo e individuale in ogni essere umano. Infine, in relazione alla base accadica "ettu", la parola "etica" si carica del valore di "carattere, segno distintivo di un singolo, lineamento caratteristico di una persona": torna di nuovo la sfera individuale.
Anche rimanendo fedeli alla filologia classica, che invoca l'origine greca della radice di "etica" da "ethos", si osserva che questa nel tempo subisce una modificazione fonetica e diventa "idios", che significa "proprio", nel senso di "personale". Pertanto,"etica" in origine riguarda ciò che è comune, ma ad un certo punto della storia umana si compie un salto evolutivo di tipo culturale, per cui all'interno della comunità appare l'"idios", ovvero l'io in rapporto a se stesso. Dal percepirsi parte di una comunità, l'uomo diventa capace di percepire se stesso in quanto individuo.
Riassumendo, sembra che alla parola "etica" possa attribuirsi un duplice significato, per cui da un lato essa contiene il senso di appartenenza alla dimensione sociale, dall'altro esprime l'individuale. Ne discende che l'etica
riguarda sia ciò che è comune, le interazioni tra gli uomini appartenenti ad un'organizzazione sociale, sia ciò che è personale, che distingue il singolo. L'etica è allo stesso tempo un "appartenere a" e un "appartenersi". Questi due
ambiti esistenziali (il sociale e l'individuale) inaspettatamente convivono nella parola "etica". Ed è per questa duplice sfumatura di senso che l'etica viene definita "soggettiva", quando si occupa del soggetto che agisce, "oggettiva", quando l'azione è riferita ai valori comuni ed alle istituzioni o all'ambiente in cui si vive. 
Queste considerazioni si possono estendere alla Geoetica, arrivando a definirla da un lato come l'indagine e la riflessione sul comportamento operativo dell'uomo nei confronti della Geosfera, dall'altro come l'analisi del rapporto tra il geologo che agisce, che opera e la sua stessa azione, la sua stessa attività. 
Questo passaggio apre ad implicazioni di responsabilità sia nella ricerca scientifica che nella pratica professionale: per verificare se si sta operando in modo eticamente corretto, non basta riferirsi all'ambito sociale, ma è necessario confrontarsi anche con la propria individualità, chiarendo davanti a se stessi il valore etico della propria attività.
Sintetizzando, l'esperienza acquisita sui fenomeni studiati, fornisce indicazioni sui comportamenti appropriati che, divenuti una consuetudine, possono tradursi in una sorta di disciplina sociale e personale, applicabile alla gestione del pianeta Terra, dimora dell'uomo, luogo dove si dimora insieme agli altri uomini.
L'analisi etimologica richiama alla responsabilità: nello svolgere la sua attività, il geologo non può prescindere dall'etica. Ma in che consiste la responsabilità del geologo?
In linea con le considerazioni fin qui esposte, nel momento stesso in cui il geologo si impegna nella attività scientifica o professionale, egli da un lato si assume la responsabilità di mettere la sua competenza al servizio degli altri, dall'altro ha la responsabilità nei confronti di se stesso di operare al meglio delle sue possibilità, nella consapevolezza dell'impegno preso. La garanzia di competenza tecnica e correttezza e l'atteggiamento di apertura al confronto scientifico con gli altri sono elementi fondamentali per il recupero di quella autorevolezza che spesso manca al geologo. Certamente, la cattiva gestione politica rende difficile la valorizzazione del sapere geologico e
vano il suo contributo al miglioramento della gestione del territorio, ma è comunque necessario imparare ad intervenire attivamente, esponendosi con il proprio giudizio esperto. 
In conclusione, quali motivazioni devono spingere a praticare le Scienze della Terra in modo eticamente corretto? A quale senso di responsabilità sono richiamati coloro che indagano la Terra?
Heisenberg afferma: "La scienza naturale non descrive e spiega semplicemente la natura; essa è una parte dell’azione reciproca fra noi e la natura".
Questo può sottintendere che lo studioso dei fenomeni naturali, e quindi anche il geologo, attraverso la ricerca della verità dei fenomeni naturali che indaga abbia la possibilità di realizzare l'incontro personale con la verità di se stesso. Pertanto, se i risultati delle sue indagini e le conseguenti scelte operative non sono guidati dal rispetto per la verità della conoscenza e da onestà intellettuale, la sua attività si svuota di senso e vengono a mancare i presupposti affinché il suo operato possa considerarsi un reale servizio per gli altri.
E' evidente la necessità di cercare ancora risposte, di provare a specificare sempre meglio il ruolo, il senso, l'etica che sta dietro l'attività del geologo, di chiarire e definire l'identità e l'autorevolezza delle GeoScienze, alla ricerca del criterio etico su cui fondare l'indagine e la gestione del pianeta
Terra.
Una grande responsabilità storica è affidata al geologo del terzo millennio: dimostrare che il sapere geologico costituisca realmente un vantaggio per l'uomo. Ma per agire in questa direzione ed ottenere risultati concreti, sarà necessario maturare la consapevolezza di saper fare, assumersi l’impegno a fare e mantenerlo con volontà costante.


Bibliografia di riferimento

Castiglioni & Mariotti - Vocabolario della lingua latina. Loescher Editore.

Dizionario di filosofia. Biblioteca Universale Rizzoli, 1988 – Milano.

Dizionario etimologico della lingua Italiana – Rusconi Editore.

Rocci - Vocabolario greco-italiano. Dante Alighieri Editore.

Semerano - Le origini della cultura europea: dizionari etimologici. Olschki Editore.

Sivieri & Vivian - Grammatica greca. Editrice G. D’Anna.

Werner Heisenberg - Fisica e filosofia. Nuove Edizioni Tascabili, 2003 – Milano.

http://www.etimo.it

http://www.filosofico.net

http://it.wikipedia.org


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.